Egregio signor Parroco don Italico José Gerometta,
nell’ultima riunione del Consiglio Direttivo della SOMSI sono stato incaricato di scriverLe “due parole” di augurio per il venticinquesimo della Sua ordinazione.
Nel tentativo di non essere banale e inutilmente celebrativo, sto cercando di comprendere i Suoi sentimenti, suscitati dal raggiungimento di questo traguardo. Per un laico, come me, è difficile immedesimarsi per comprendere le motivazioni, le gratificazioni ma anche le difficoltà e le ansie che la Sua così impegnativa e radicale scelta comportano.
Tra Lei e me abbiamo, finora, sempre mantenuto un rapporto cordiale e franco ma sempre volto a risolvere le questioni materiali, che ci hanno entrambe coinvolti. Un vero colloquio personale non lo abbiamo mai avuto e questo rende ulteriormente arduo lo svolgimento di questo incarico.
L’aspetto di Fede, che per Lei immagino sia fondamentale, mi è estraneo e non so valutarne le conseguenze, ciò che meglio comprendo e ammiro è il grande amore incondizionato per il Prossimo che Lei deve sentire per aver risposto alla Chiamata.
Per questo stimo la Sua grande disponibilità all’ascolto e la costante capacità di incontrare le persone, con le loro molteplici e talvolta incomprensibili esigenze, e la Sua affabilità, dalla quale non traspare mai un disappunto nei confronti di alcuno. Da questo deduco che le Sue motivazioni siano molto alte e rendano la Sua pazienza infinita.
Ho apprezzato molto la collaborazione con la nostra Associazione. Lei è stato sempre disponibile alle nostre esigenze religiose, ma anche operative, facilitandoci non poco nello svolgimento delle nostre attività. Di questo Le siamo molto grati, anche perché ci siamo trovati in un momento di difficile ripresa del nostro ruolo, e il Suo aiuto e la Sua considerazione hanno costituito un buon viatico per il nostro irto cammino.
Immagino che per Lei quest’occasione sia anche un momento giusto per fare dei bilanci. La rivalutazione degli incontri con tante persone, a cui Lei ha portato la sicurezza e il conforto della parola Sua e, per Suo tramite, di quella Dio, credo che La faccia sentire appagato e consapevole d’aver molto contribuito al bene delle comunità che nel Suo Ministero ha visitato.
Come tutti coloro che si auto valutano, penso che Lei ritenga di non aver fatto abbastanza e in qualche occasione di non aver saputo porsi nel migliore dei modi o di non essersi fatto comprendere a sufficienza, ma Le assicuro e mi permetto di dirglielo, come un fratello maggiore in età, che ciò è inevitabile e che ciò che conta è la volontà. Le persone alla fine percepiscono le vere intenzioni e il tempo fa giustizia.
Il ogni caso, il Suo pensiero è sicuramente indirizzato più al presente e al futuro vicino che a ciò che è stato perché, quando ci si impegna per amore del Prossimo, non conta più quello che si è fatto, o quanto sia costato farlo, quanto piuttosto quali siano le necessità immediate di chi sta accanto.
Con la consapevolezza del grande valore del lodevole impegno, che Lei si è assunto, Le auguro per il futuro di riuscire in tutti gli intenti che si prefigge e mi unisco al coro di tutte le comunità spirituali, che Lei guida, per porgerLe i ringraziamenti e gli auguri dei nostri soci e miei personali.
Vito d’Asio, 25 novembre 2012
Il presidente della
Società Operaia di Mutuo Soccorso e Istruzione
di Vito d’Asio
Carlo Pascolo