La biblioteca è dedicata a Ferdinando Pascolo ‘Silla’, soldato, partigiano e scrittore, è stata inaugurata il 24 giugno 2012.
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La SOMSI di Vito d’Asio istituisce una propria biblioteca a cui tutti i soci possono accedere per consultazione e prestito.
Come tutte le attività dell’Associazione la costituzione e la gestione della biblioteca é affidata al volontariato gratuito. I volumi già in dotazione sono stati donati da alcuni soci. Sono accettati in regalo libri da chiunque intenda promuovere e sviluppare questa attività.
I soci possono prendere in prestito fino ad un massimo di due libri alla volta recandosi presso la sede dell’associazione a Vito d’Asio. Nel caso in cui un socio anziano o malato, residente nelle vicinanze, non possa recarsi presso la sede potrà richiedere gratuitamente la consegna e la restituzione del prestito a domicilio.
Nel rispetto di tutte le culture, le usanze e i costumi, presentiamo il libro “Un comit par furlan – 1984/1994” opera dei giovani delle valli dell’Arzino e del Cosa, con la collaborazione degli insegnanti. Lo offriamo con umiltà ai culturi ed agli appassionati della lingua friulana, in nome dell’amore per il nostro paese, che é lo scopo primario ed essenziale che ha ispirato questa iniziativa.
cav. Francesco Peresson
Prefazione di Maria Sferrazza Pasqualis
Questo libro è uno scrigno di perle preziose della nostra memoria, perle accolte nel tempo da chi si è accorto che ormai la trasmissione orale è quasi esaurita, che la nostra bella parlata friulana si sta sfogliando lentamente come petali di fiori maturi che il vento degli anni altera e consuma.
Ho avuto modo di leggere i lavori degli alunni per il Concorso indetto da questa Società Operaia ed ho constatato che i giovani scrittori, stimolati da ottimi e volonterosi insegnanti, hanno ritrovato il piacere di conversare con gli adulti su argomenti vari proposti loro nel corso degli anni, riportando alla luce con fedeltà un mondo dimenticato o sconosciuto, fissato in queste pagine attraverso quelle parlate che vorremmo fedelmente custodire. Sono stati così gratificati anche genitori e nonni, il più delle volte accomunati ai loro ragazzi solo dallo schermo acceso in una stanza in penombra, spettatori silenziosi di un mondo mutevole e non loro. E specialmente gli anziani, anche se sazi dei giorni della vita, non si stancano di ricordarli per vedere prolungata così, nella memoria scritta, la loro esperienza umana.
Mi vengono in mente le numerose conversazioni registrate con la Nina di Brovadar, perfetta, sensibile interprete dell’antica parlata asina. Alla fine di ogni “puntata” sospirava sfinita: “Aitòris mari me ‘o, tu mi às šfiliada! Poben, vadi che cussi puèš cjacarâ encja da muarta!” Ed era contenta di ricordare ad altri cose belle e tristi della vita sua e del paese, tanto da accertarsi spesso che il registratore funzionasse. “Dipo, cjala c’a nol seta ∫ût in faštidi!” mi diceva scherzosa.
Sì, questo libro è uno scrigno di perle fatte di memorie benedette. Sono state raccolte con quella “pietas” che giustifica anche le ingerenze nel mondo riservato della nostra gente, burbera e schiva all’apparenza, ma che in realtà sa aprire il cuore ai sentimenti più profondi per esprimerli con la suggestione di un linguaggio composto da quegli effimeri, stupendi petali che ormai ci stanno sfuggendo tra le dita. Per fortuna molti di essi sono caduti tra le perle di questo scrigno dove nessun vento potrà disperderli.
Il concorso e la scuola di Sergio Zannier
L’iniziativa della S.O.M.S.I., con la ricchezza e la varietà delle tracce roposte. ha assunto nel tempo valenza didattica di sempre maggior spessore. Grazie alle indicazioni del concorso, gli alunni hanno potuto di anno in anno avvicinarsi ai multiformi aspetti della nostra realtà: la natura e i problemi ecologico-ambientali, il mondo fantastico del patrimonio orale, le feste e le usanze religiose, i mestieri e il modo di divertirsi del tempo andato, le tradizioni della cucina. i grandi eventi, come il terremoto. La stesura degli elaborati è stata inserita nella normale attività didattica, secondo il principio che promuove un’apertura delle istituzioni scolastiche nei confronti del territorio, inteso nella sua accezione più ampia. La ricerca delle informazioni ha comportato intenviste a genitori, nonni, anziani del paese. È stato quindi un lavoro che ha permesso di ridurre la scollatura che sempre più si evidenzia, nella nostra epoca. tra le varie generazioni, a causa del ritmo di sviluppo della società, neppur lontanamente paragonabile a quello di un tempo.
Gli allievi hanno potuto in questo modo conoscere modi di vivere, di pensare, di agire, di rapportarsi agli eventi ormai completamente cancellati dall’impetuoso ed imperioso avanzare del “progresso”. L’impegno profuso nella ricerca delle fonti orali ha reso possibile costruire questo caleidoscopio di immagini del passato che vuol essere il libro, destinato a diventare fedele e sempre più prezioso depositario di usi, costumi, detti, leggende, che la cultura dei nostri vecchi ci ha fin qui tramandato. Il lavoro, inoltre, è stato stimolante anche per motivi che vanno al di là dello studio e della valorizzazione della lingua friulana.
Prendendo spunto dal fatto che ci sono in friulano suoni che la lingua italiana non prevede, si è potuto spostare il discorso sulla resa grafica di tali suoni e sul rapporto suono/segno, anche nella dimensione storica, andando a rivisitare la storia della nascita dell’alfabeto e del passaggio cruciale dagli “ideogrammi” ai “fonogrammi”. In definitiva l’impegno degli alunni è stato ben ripagato con un arricchimento del loro bagaglio culturale e un allargamemo dei loro orizzonti conoscitivi, ma soprattutto con il recupero e la riappropriazione del proprio passato di storia e di cultura.